Cantautore, intrattenitore, poeta, cantastorie.
In quest’epoca, dove i mezzi di comunicazione di massa hanno letteralmente scardinato il sistema narrativo degli antichi cantastorie, un sistema di comunicazione povero ma diffuso, provinciale ma partecipato, ecco emergere, tra le nebbie padane, una figura che pizzicando la sua chitarra diffonde melodie .
Siano tristi, gioiose, antiche o moderne sempre intonate con quell’accento che rende inconfondibile un mantovano.
Nelle sue canzoni vengono affettuosamente evocati lo spazio e il tempo, la mappa esistenziale di una Padania “minore”, fatta di paesi silenti, di bianche strade che si perdono nella campagna, di figure remote, di brume avvolgenti.
Per lui l’intero universo sembra riflettersi nella specola di un minuscolo ed eletto paese, Motteggiana, da cui passa il Po (mitico Padre onnipresente) che unisce e insieme separa dal mondo.
Nel 2013 ha ricevuto il prestigioso premio ‘La Rovere’, “In merito alla sua attività, quasi quarantennale a favore della conservazione del dialetto e per la promozione dell’antica arte dei cantastorie”.